Al posto di Giorgia Meloni, all’opposizione per caso, non ci concentreremmo sulla storia del coprifuoco, ma su alcuni aspetti di contenuto, cioè di logica del decreto sulla road map per le riaperture.
Da quel che per ora si capisce, il fatto grave è che il governo non sembra voler mollare la presa sulla libertà dei cittadini. Il vero punto non riguarda le riaperture graduali… Road map e menate (pardon) varie… Sussiste un problema di fondo. Di forma mentis welfarista. Di logica sociale, appunto. Si legga qui:
«CAMBIANO I PARAMETRI DEI COLORI – Cambiano i parametri delle zone rosse, arancioni e gialle: la guida non sarà più l’RT ma l’incidenza e un altro forte fattore è il tasso di ospedalizzazione, sia in terapia intensiva che in area medica. E’ quanto emerge dalla cabina di regia sul Covid a Palazzo Chigi. Arriva una radicale semplificazione – spiegano fonti di governo – dei 21 criteri precedenti, che scendono a 12. E’ allo studio, a quanto si apprende da fonti di governo, un possibile nuovo schema dei parametri di validità del Green Pass per chi ha fatto il vaccino. Due, in particolare, i parametri suscettibili di modifiche: la scadenza, a sei mesi dal vaccino, del pass (scadenza che potrebbe essere prolungata) e la valutazione di ottenere il pass già con una prima dose di vaccino» (*).
Ora, a parte il pericoloso automatismo pavloviano dei colori da noi paventato fin dall’anno scorso (**), si notino due cose.
La prima è che il destino della nostra libertà rischia di finire incatenato all’efficienza del sistema sanitario nazionale, che come noto lascia invece molto a desiderare. Si rifletta: se verrà adottato come parametro il tasso di “ospedalizzazione sia in terapia intensiva, sia in area medica”, l’Italia dovrà subire l’imposizione di criteri ancora più rigidi che in passato. Perché le chiusure e le aperture dipenderanno dalla cosiddetta capacità di ricezione degli ospedali pubblici, che è ridicola, e che da qui a ottobre rimarrà tale. Ovviamente, ci si nasconde dietro il fatto che si può essere curati bene (anche se le statistiche epidemiche asseriscono il contrario) solo se gli ospedali sono in grado di evitare ogni affollamento.
Non si dice che il sistema sanitario non funziona e che accettandone i limiti, addirittura trasformandoli in indici, si incatena la nostra libertà agli accordi sindacali sulle turnazioni di medici e paramedici. Per capirsi, tanti malati, tanti turni, tante ore, tanti dottori, tanti infermieri, come fissano i combattutissimi contratti di settore… Le radici degli indici massimi e minimi di ospedalizzazione sono di natura sindacale non scientifica. Altro che le disquisizioni dei sapienti professori… Sindacati forever…
La seconda osservazione fa giustizia – purtroppo – di tutto l’ottimismo sulle vaccinazioni che sembra pervadere in questi giorni governo e media militarizzati. Perché nel decreto, a proposito del cosiddetto pass, si parla di una sua scadenza a sei mesi dal vaccino. Ciò significa, che se le cose non cambieranno, ogni sei mesi sessanta milioni di italiani dovranno vaccinarsi di nuovo. Altro che soluzione finale… Figliuolo, militari e file forever…
Si rifletta. La logica perversa e autoritaria del welfare state, distinta dalla sindacalizzazione ( indici sindacali di ospedalizzazione ancorati alle chiusure ) e dalla burocratizzazione (reiterazione programmata dei vaccini, altrimenti non si può circolare liberamente), rischia di privare gli italiani di ogni libertà individuale. Parliamo di “logica”, perché si tratta di un fatto di prospettiva, quindi qualcosa di ancora più grave delle misure in sé. Una specie di forma mentis autoritaria che non lascia scampo alcuno.
E Giorgia Meloni, oppositrice per caso, si preoccupa del coprifuoco…
Carlo Gambescia
(**) Si veda il nostro Metapolitica del Coronavirus, Edizioni Il Foglio 2021, pp. 51-53, 134-35.