Quanti mai saranno gli operatori sanitari che hanno rifiutato di vaccinarsi? Il Commissariato per l’Emergenza Covid comunica che tra medici, infermieri e personale sanitario sono 45.753, il 2.36 per cento della categoria In ultima istanza, per i “No Vax della Sanità” (così dipinti dai mass media), è prevista “la sospensione dalla professione, senza il recepimento dello stipendio” (*).
Sono una minaccia? L’immunità di gregge allora vale solo per alcuni e non per altri? Bah… Lasciamo stare le polemiche per risalire ai principi generali.
Il sociologo sa che in ogni società esiste una percentuale di “irriducibili”, che può variare dall’1 al 5 per cento del totale. Cioè si parla di persone di qualsiasi estrazione sociale e culturale, che per le più varie motivazioni pensano e agiscono in modo eterodosso. Come? Manifestando o praticando un’ opinione contraria a quella sostenuta dalla maggioranza sociale: si va dalla frangia lunatica alla minoranza creativa. Per fare qualche esempio: dall’anonima assassini ai difensori della foca monaca. Non è mai facile stabilire un confine preciso tra dissenso “buono” e dissenso “cattivo”. Il dissenso può assumere le forme più pericolose, come il terrorismo ad esempio, ma anche essere lievito di nuove scoperte e teorie, soprattutto in ambito scientifico e culturale.
Il vero punto della questione è che sotto l’aspetto cumulativo (buoni e cattivi insieme) le percentuali sono numericamente poco rilevanti o comunque fisiologiche. E qui si aprirebbe il discorso sulla fuorviante percezione dei delitti e delle pene nelle nostre società, in cui la criminalità, nonostante l’allarmismo elettorale delle destre, ha raggiunto livelli assolutamente non preoccupanti. Un approfondimento che risparmiamo ai lettore. Una pena al giorno…
Si dirà che il sociologo fa di ogni erba un fascio. In realtà, i meccanismi sociali dell’ordine e dell’obbedienza sono piuttosto rozzi. Storicamente parlando, la tolleranza sociale, diffusa, addirittura istituzionalizzata, ha origini moderne e liberali. Si tratta di una vera e propria eccezione storica.
Il che significa che la società ha sempre in serbo la deriva autoritaria. Si potrebbe parlare, sebbene impropriamente, di istinto sociale autoritario, dal momento che è sempre più facile reprimere che liberare; delirare invece di ragionare; rifiutare invece di accettare la diversità. Se ci si permette la rozza metafora: che c’è di più facile di un cazzotto per chiudere ogni discussione?
Insomma, nonostante tutto, la società, anche la più liberale come la nostra, è sempre portata “per riflesso” a reprimere o negare quell’uno/cinque per cento piuttosto che tollerare. In che modo ? Puntando sull’ appesantimento delle sanzioni e sui canali istituzionali per farle rispettare, come esercito e forze dell’ordine. Non per nulla il Commissario all’Emergenza è un generale dell’esercito.
I meccanismi sociali, ovviamente proprio perché tali, impongono però una giustificazione. Una “razionalizzazione”, più o meno convincente, che deve riflettere i valori socialmente condivisi o comunque incoraggiare la coesione: un tempo questi valori erano di natura gerarchico-religiosa, oggi sono invece di tipo democratico-materialistico, segnati per giunta dal largo uso di oppressive tecniche welfariste. Naturalmente sempre per il nostro bene…
Fatto è, che il ricorso al capro espiatorio sociale, per favorire l’ordine e l’obbedienza, se ci si passa l’espressione, continua vivere e lottare – purtroppo – insieme a noi…
Insomma, esiste una specie di riflesso sociale che porta la società a punire in modo più o meno automatico il dissenso, comunque e ovunque si manifesti. Un riflesso che si fa sempre più forte a mano a mano che ci si allontana, anche storicamente, dai principi liberali. Per capirsi: se è già difficile difendere le minoranze dissenzienti all’interno di una società liberale figurarsi altrove, dove si condividono idee fondamentaliste.
Va detto, che nelle fasi di emergenza, tutto si complica, il potere politico sociale si concentra e verticalizza, sicché ogni forma di dissenso, anche fisiologica, tra l’1 e il 5 per cento, come nel caso dei medici e degli infermieri recalcitranti, viene prontamente repressa, in contraddizione con gli stessi principi liberali.
Il che significa due cose: la prima, che l’intolleranza fa male al liberalismo e favorisce i suoi nemici, sempre pronti a criticare la pagliuzza liberale, per occultare la trave nel proprio occhio; la seconda, che quanto più durerà l’emergenza tanto più la nostra società si farà repressiva, cedendo ai suoi istinti peggiori.
Carlo Gambescia