Domenico Quirico, la crisi siriana e Pokémon Go
Il capitalismo, il nemico!
Gira un foto sul Web di alcuni piccoli profughi siriani che chiedono aiuto tenendo tra le mani un disegnino dei Pokémon: “Trovateci e venite a salvarci”. Si tratta di un’iniziativa – se vogliamo chiamare le cose con il loro nome – di marketing politico delle forze anti-Assad (1). Più che lecita.
Sulla cosa si è però gettato come un falco, anzi come un lupo pacifista e pauperista Domenico Quirico, esperto nei grandi “liquidatori” della storia. E come? Attaccando l’Occidente decadente e consumista. Per capire il senso del suo messaggio, basta una breve citazione:
Già, discorso duro, con la pesantezza del piombo. L’applicazione di questa scombinata geografia epilettica delle nostre passioni è già stata scaricata, dicono, trenta milioni di volte… Trenta milioni! per la Siria non si è mobilitato in cinque anni, fatte di stragi califfati imperanti sgozzamenti armi chimiche e lanzichenecchi jihadisti neppure un quartiere, un vicolo, una piazzola autostradale… trenta milioni.. Il fatturato in un anno di questa caccia al tesoro è di due miliardi. Chissà… con la stessa cifra quanti siriani avrebbero trovato uno spazio da rifugiato nelle nostre società avarissime di misericordia, pronte a guaire per lo spreco (e a votare) inveendo contro il buonismo dilapidatore. (2)
Capito? Di chi è la colpa del conflitto in Medio Oriente? Del consumismo e di riflesso del capitalismo. E questo su “La Stampa” di oggi. Pareto vi troverebbe conferma dello scellerato patto “demo-plutocratico”. Terminologia, a dire il vero, sporcata, dal fascismo. Ma che rende sempre bene l’idea.
Riflessione. Ieri, con alcuni amici, si discuteva sull’incapacità dell’Occidente di “pensare la guerra”. Ora, se si chiedesse a Quirico – la cui prosa barocca e lamentosa è tutto un programma – cosa dovremmo fare contro il nemico jihadista, egli risponderebbe consigliando di spogliarci di tutti i beni per combattere la povertà mondiale, causa prima di tutte le guerre.
Riflessione. Ieri, con alcuni amici, si discuteva sull’incapacità dell’Occidente di “pensare la guerra”. Ora, se si chiedesse a Quirico – la cui prosa barocca e lamentosa è tutto un programma – cosa dovremmo fare contro il nemico jihadista, egli risponderebbe consigliando di spogliarci di tutti i beni per combattere la povertà mondiale, causa prima di tutte le guerre.
E se invece il nemico ci odiasse, perché ci considera tali, a prescindere da qualsiasi concessione economica? Capirà. Questa sarebbe la riposta di Quirico. Insomma, ipotesi San Francesco, quella che piace tanto anche un cattivo maestro come Toni Negri, che però nella Padova degli Anni di Piombo si guardava bene dal predicare di porgere l’altra guancia al “nemico” borghese.
Dicevamo dell’ incapacità dell’Occidente di pensare la guerra Certo. E le idee alla Quirico non aiutano: non solo a vincere ma perfino a difendersi dal nemico jihadista. Un tempo si parlava di disfattismo. E subito crepitavano i colpi dei plotoni di esecuzione. Va giustamente riconosciuto che fascismo e nazionalsocialismo hanno fatto scempio di questo termine. E non solo in chiave terminologica. D’altronde, si sostiene, la libertà di pensiero è sacrosanta. Il che è altrettanto vero. Tuttavia il nemico incombe. Bisogna tornare a “pensare la guerra”. Ma come, se c’è chi rema contro? Parlando, neppure fosse il Papa, di “società avarissime di misericordia” e di “lanzichenecchi” jihadisti?
Carlo Gambescia