Una Borsa piena di Caffè
Una chicca! Soprattutto di questi tempi, dove ogni giorno in Borsa si bruciano miliardi, anche a rischio di affossare l’economia mondiale. Finalmente è possibile scaricare dalla Rete la famosa conferenza di Federico Caffè – l’economista misteriosamente scomparso il 15 aprile del 1987 – in cui faceva pelo e contropelo al mercato borsistico. Ecco il files: http://palmirotogliatti.wordpress.com/2011/07/11/praticoni-mestieranti-e-le-disfunzioni-della-borsa/ . Si tratta di un sito (“Palmiro. Noi veniamo da lontano”), gestito da un fans di Togliatti. Che dire? Nessuno è perfetto.
Il titolo del testo non è molto allettante: Di una economia di mercato compatibile con la socializzazione delle sovrastrutture finanziarie. Ma possiamo garantire che merita di essere letto tutto d’un fiato. Piccola precisazione bibliografica: la conferenza risaliva al 1971, però, secondo Ermanno Rea (L’’ultima lezione, Einaudi), il testo venne pubblicato nel 1973. E subito messo all’indice. Osserva lo scrittore napoletano: «Il saggio contro la Borsa(…) aveva sollevato subito scandalo, come del resto aveva previsto lo stesso Caffè che, proponendone l’abolizione, si era dichiarato “consapevole” di avanzare una richiesta che sarebbe stata considerata, a dir poco “ingenua o stravagante” ». Fino a un certo punto, come vedremo…
Ma Caffè cosa scrive, di preciso, in quel saggio? Un testo, pubblicato, è bene ricordarlo negli anni in cui era lì lì per esplodere lo scandalo Sindona, finanziere d’assalto, di pochi mezzi (propri), ma dalle tante conoscenze (non sempre pulite).
«Da tempo sono convinto, osserva Caffè, che la struttura finanziaria-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi ».
Già allora, è perfino banale ricordarlo, i grandi oligopoli o restavano sulla difensiva centellinando le emissioni di titoli, oppure si rivolgevano direttamente alle banche. Tuttavia non esisteva ancora un mercato borsistico mondiale digitale capace di moltiplicare, con un solo clic, i devastanti effetti predatori, di cui sopra. Di qui la grande attualità dell’analisi di Caffè. Ma scendiamo nei dettagli.
«Riesce pertanto difficile – continua l’economista – condividere l’apologia corrente della “intermediazione specializzata” [gli operatori di borsa, ndr] che attraverso i fondi di investimento, dovrebbe salvaguardare i risparmiatori sprovveduti dai rischi delle decisioni di investimento finanziario, allorché poi si riversa su di essi il rischio di distinguere tra gli “intermediari specializzati” finanziariamente corretti e quelli che non solo sono. D’altra parte, quando anche i pubblici poteri assolvessero con efficacia e tempestività il compito di fornire informazioni orientatrici delle scelte della collettività (…) il pubblico va spesso alla ricerca di scuse per illudersi, più che di informazioni demitizzatrici. Come la recente corsa ai più spregiudicati “fondi di investimento” ha ricalcato, in molti aspetti, le vicende del parossismo borsistico degli anni venti, così non può escludersi che episodi analoghi abbiano a ripetersi nel futuro ».
Profetico. Ma non finisce qui. « È l’eliminazione in toto della speculazione borsistica, soprattutto nel comparto dei titoli azionari, che appare la soluzione appropriata ad un’epoca in cui, proprio per l’accresciuto numero dei risparmiatori alla ricerca di investimenti finanziari, appare inevitabile, e insanabile con accorgimenti istituzionali, che essi siano sempre esposti a rischi sproporzionati alle proprie possibilità conoscitive».
Carlo Gambescia