Sorelle d’Italia…

Il comizio di Arianna Meloni, anzi l’evento (ora si dice così) organizzato ieri a Viterbo, ha un lato divertente.

Il lettore ricorderà quel film di Verdone, con i fratelli e i nipoti che parlavano, praticamente con la stessa voce. Arianna Meloni, sotto questo profilo è un clone di Giorgia (vale, ovviamente, anche il contrario). E la cosa fa sorridere, anche per i gesti, per l’uso delle mani, le espressioni del viso. Stesso marchio di fabbrica.

Meno divertente è la retorica militaresca, tipica della destra missina: “militante”, “esercito di uomini e donne”. Torna, in spirito, il famigerato mito di Cincinnato, evocato, tra le righe, anche da Arianna. Capace di mandare in delirio i “famosi” militanti con passaggi vecchio stile come questo: “ Abbiamo scelto di fare politica senza avere nessuna ambizione, e con questo spirito che abbiamo iniziato a fare politica”.

Nel mondo moderno in cui le élite dirigenti si muovono nell’alveo laico del controllo delle passioni fino al limite del disincanto e apprezzano l’ esercizio sistematico del dubbio, affermazioni del genere o sono false, quindi da temere, perché il bugiardo costruisce castelli in aria che poi crollano. Si pensi, visto che siamo in tema, al Mussolini degli otto milioni di baionette. Oppure sono vere, nel senso che vi si crede veramente. Qui siamo davanti al fanatico, prontissimo a non rispettare le posizioni altrui, al punto di perseguitarle. Si pensi a Hitler che proclamava, di aver dedicato la sua vita al popolo tedesco per poi produrre macerie in serie.

C’è un dettaglio rivelatore nell’intervento di Arianna Meloni. Quando sottolinea il fatto, come si legge, che “oggi dopo tanti anni, siamo arrivati al governo della Nazione”. A nostro avviso quel “tanti anni” indica la volontà di saltare l’esperienza di Alleanza Nazionale, giudicato come un partito di traditori badogliani, che pure ha governato. E per quale ragione? Per riallacciarsi direttamente al Movimento Sociale, partito dalle saldissime radici fasciste.

Ci spieghiamo meglio. In realtà, la destra di derivazione missina ha comunque governato, come la chiamano loro, la “Nazzzione” , con Fini, Vicepresidente del Consiglio in un governo di coalizione (dal 2001 al 2006). Perché allora, ripetiamo, usare quel “dopo tanti anni”?

Breve cronistoria. L ’espulsione di Fini dal Popolo della Libertà risale al 2010, come pure la nascita del suo Futuro e Libertà. Mentre Fratelli d’Italia, che contestava il neo partito di Fini, nasce nel 2012. Giorgia Meloni lo presiede dal 2014. Insomma, non si parla di cinquant’anni come fu per Alleanza nazionale nel 1994 (primo governo di coalizione con Berlusconi e Bossi): allora sì che erano passati tanti anni.

Insomma, si gioca sull’equivoco. Si lascia che ognuno la pensi come meglio vuole: i “militanti” in buona fede (fascisti per caso) pensano al 2012-2014, quelli in cattiva fede (fascisti per scelta) al 1946. Mentre, cosa invece certa, si tagliano i ponti con il traditore Fini (1994-2014), che volente o nolente tentò di modernizzare e liberal-democratizzare la destra missina, ripetiamo, dalle salde radici fasciste.

Ovviamente, quanto abbiamo appena detto, scontenta sia gli entusiastici sostenitori in buona fede, diciamo così, delle sorelle Meloni, pronti a liquidare i nostri sospetti come frutto velenoso del malanimo, sia gli antifascisti tutti d’ un pezzo che non hanno bisogno di prove per credere e che quindi ritengono le nostre indagini una fatica inutile.

Decida il lettore. Solo un’ultima notazione. Questa strategia dell’equivoco, va a saldarsi 1) con quella della rimozione ( Giorgia e ora Arianna Meloni non parlano mai di fascismo, quindi né bene né male), e 2) con una certa andatura (“allure” dicono i francesi) tecnocratica (“italiani giudicateci solo dai fatti” come usa ripetere Giorgia), e infine 3) con il “missinismo” presentato come democratico solo perché i missini erano membri del Parlamento, sorvolando su tutto il resto (saluti romani, picchiatori, pistolettate, tentativi golpisti, sfoggio di idee antidemocratiche e reazionarie eccetera, eccetera).

Il che accresce i nostri sospetti sull’invenzione di una precisa strategia. Quale? L’uso dell’afascismo, per rendere inservibile l’antifascismo, mescolato al “missinismo”, per rinsaldare le radici neofasciste, e, tocco finale, una sapiente retorica che gioca sull’equivoco del dire e non dire allo scopo di accontentare tutti: i “famigerati” militanti di Arianna, in buona e cattiva fede, nonché gli elettori creduloni o meno, arringati sempre ieri da Giorgia in Basilicata.

Questa famiglia, in senso politico ovviamente, come fu con la famiglia Mussolini negli anni di fuoco, potrebbe di nuovo causare la rovina dell’Italia.

Cioè la rovina della “Nazzzione” come la chiamano le due sorelle d’Italia ( pardon, battuta troppo facile)…

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.open.online/2024/04/19/arianna-meloni-comizio-viterbo-elezioni-europee-video/ .