Pubblicità. Imprese, via dalla Rai!

Rai. Oggi parliamo di soldi. Si legga qui:

“«Il gruppo Rai stipendia 12.700 dipendenti. Ha 300 dirigenti e 2.058 giornalisti. Fra canone, pubblicità e altre entrate non si arriva a 2,7 miliardi di incassi. Un miliardo evapora per pagare il personale, in media più di 80 mila euro procapite. Ma soprattutto un altro miliardo se ne va per i servizi e gli appalti esterni. È una somma mostruosa, che alimenta un circuito economico enorme. La stessa Rai stima un impatto occupazionale di 26.094 persone. Più del doppio delle risorse interne».

Per contro, e per avere una pietra di paragone,

« Mediaset ha tre reti televisive in chiaro e una serie di canali digitali. A differenza della Rai non ha la radio, ma in compenso una struttura televisiva in Spagna di dimensioni paragonabili. In tutto ha 4.900 dipendenti. E un fatturato intorno ai 2,6 miliardi di euro, pressoché identico a quello della Rai. Però il costo del lavoro è la metà e i bilanci sono stati sempre in utile». (*) .

Pertanto la Rai costa. E parecchio. Un inciso, ieri navigando all’interno della pagina Organizzazione e risorse (**), abbiamo scoperto, che un “Bel ami”, uno stronzetto sgomitone (per dirla alla buona), di nostra conoscenza, oggi cinquantenne, in quota Fratelli d’Italia, per farsi gli affari pseudo-artistici suoi si pappa 200 mila euro all’anno…

La Rai è antimeritocratica, costa e censura in base alle scelte politiche dei governi in carica. Scoperta dell’acqua calda. Eppure…
Una legge del 2004, targata governo Berlusconi, imponeva il collocamento in borsa dell’ azienda entro quattro mesi. Come finì? La sinistra temeva che le azioni una volta quotate finissero nelle mani del Cavaliere. La destra usò invece la cosa come minaccia contro la sinistra, incistata in Rai come i protozoi. Sicché, finì zero a zero. L’articolo sulla privatizzazione rimase lettera morta.

Ora che sono al governo gli eredi del Movimento Sociale, e non più il Mambretti (Berlusconi), la pistola carica, nel senso del censurare, dell’incensare il governo, eccetera, è nelle mani dell’estrema destra. Che con la libertà ha un rapporto a dir poco complicato. E i risultati si vedono.

Perciò vorremmo oggi invitare gli imprenditori privati a non investire più in pubblicità Rai: circa 6-700 milioni nel 2021. Non è molto rispetto a ciò che la Rai incassa con canone (2 miliardi circa). Però le sanzioni economiche sarebbero un buon punto di partenza morale.

Potremmo proporre anche il rifiuto del pagamento del canone. Però per “gli scioperanti” è prevista una sanzione che giunge fino a 500 euro. Ovviamente, sono previste penali anche per la rescissioni dei contratti pubblicitari. Però grandi imprese alimentari, bancarie, farmaceutiche, eccetera, hanno sicuramente le spalle più forti del singolo utente televisivo.

Per non parlare delle multinazionali, dal lusso alle automobili, impegnate in grandi battaglie etiche per la difesa del pianeta o di questa o quella minoranza… Anche a loro ci appelliamo: in Italia è a rischio la libertà di una minoranza di italiani che non la pensa come Giorgia Meloni e che considera pericolosi, e i fatti lo stanno provando, i trascorsi fascisti dell’attuale governo. Con le sanzioni economiche – un passo indietro sulla pubblicità – da parte delle imprese, si potrebbe intanto lanciare un segnale forte, di libertà, verso l’estero, anche in vista delle elezioni europee.

Certo, resta il fatto, altro grandissimo ricatto, che governo e dirigenza Rai, scaricarebbero sugli utenti i mancati introiti pubblicitari, aumentando il canone. Cornuti e mazziati, per dirla alla buona. Però una scossa si deve dare. Nessuna protesta è a costo zero.

Non crediamo invece alle lagne del sindacato giornalisti soprattutto interno alla Rai, come pure nelle minacce di sciopero, perché le idee politiche del redattore Rai e del giornalista di sinistra sono stataliste. Si vuole cambiare solo il direttore d’orchestra, non l’orchestra e la musica. Nessuno tocchi Caino, pardon la “pappatoria”.

Quanto alla destra, già sembra di sentirli i cani da guardia di Giorgia Meloni: “Gambescia è un anti-italiano, fa appello allo straniero”. Massima accusa, quella che un tempo precedeva il confino, che i fascisti lanciavano e lanciano contro i non conformisti.

Sì facciamo appello allo straniero. Servono nuovi liberatori. Un nuovo 25 aprile.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://lespresso.it/c/inchieste/2023/7/13/quanto-ci-costa-la-rai-e-dove-finisce-il-canone/2597 .
(**) Qui: https://www.rai.it/trasparenza/Organizzazione-e-Risorse-Umane-88972b31-8d4c-49ba-bccf-c1cdf0f5d136.html .