Padre Mario Draghi da Roma

Nulla di nuovo anche sulla questione dei rapporti stato-chiesa. Giuseppe Conte, ex convittore modello,  sponsorizzato dallo stesso Vaticano, ha lasciato un vuoto che ora Mario Draghi, allievo dei gesuiti, profilo sghembo da seminarista, cerca di colmare.

In che modo? Celebrando alla sua prima uscita pubblica importante i Patti Lateranensi. E come? Incontrando le alte autorità vaticane: Presidente della Cei e Segretario di Stato. I gazzettieri però informano che era tutto in programma, tutto normale come ogni anno, eccetera, eccetera,

Sarà pure così, ma  Draghi, anzi Padre Mario Draghi da Roma, visto il suo “cattolicesimo concreto” (come scrivono gli zuccherosi adulatori),  si inserisce passivamente o meno in quella tradizione fascista e democristiana che ha dimenticato la Breccia di Porta Pia. E per che cosa? Per celebrare, tanto per dirne una, la  concessione che tuttora perdura, scandalo per ogni paese civile, degli effetti civili del matrimonio religioso, il cosiddetto matrimonio concordatario.  Che – certo – resta un’opzione, che però interferisce, tra l’altro inutilmente,  con la legislazione civile sulle separazioni e divorzi.

Si dirà  che sono dettagli archeologici perché oggi non ci si sposa più in chiesa, anzi non ci si sposa proprio più. Però che ieri Draghi e i gli alti prelati (come si dice), abbiano parlato di centralità della famiglia, come se fosse l’unica forma  di organizzazione sociale, la dice lunga sulle propensioni clericali del nuovo Premier, come del precedente, e così via fino a Mussolini.

Si dirà che sono questioni muffose  che non interessano più a nessuno, perché la chiesa si è secolarizzata e il cattolicesimo si è diluito fino al punto di confondersi ideologicamente con organizzazioni laiche  con Medici Senza Frontiere.                                                 Verissimo. Però che alla prima uscita  Mario Draghi, sebbene nelle sale dell’ ambasciata italiana presso la Santa Sede, si vada a inginocchiare simbolicamente davanti ai preti in compagnia di Mattarella e delle alte autorità civili, indica solo, se ci si permette l’espressione,  che cambiano i direttori d’orchestra ma non la musica. Clericale.

Carlo Gambescia