In difesa della laicità cognitiva

Mario Draghi rivendica la laicità dello stato italiano. E diciamola tutta: in modo ipocrita.

Per quale ragione?

Sembra, secondo il suo avviso, che i rilievi della Chiesa al Ddl Zan racchiudano una critica di tipo reazionario alle istituzioni parlamentari. Invece non è così. Le critiche della Chiesa rinviano, come scrivevamo ieri, a una impostazione di tipo tradizionalista delle relazioni sessuali. Ciò non significa che la tesi della Chiesa sia condivisibile, ma più semplicemente che si tratta di una critica di sostanza, non di forma.

Leggiamo però subito le dichiarazioni di Draghi al Senato.

«” L’Italia è uno stato laico. Il Parlamento è certamente libero di discutere e non solo. Il nostro ordinamento contiene tutte garanzie per rispettare gli impegni internazionali tra cui il concordato. Ci sono controlli preventivi nelle commissioni parlamentari. Ci sono controlli successivi nella Corte costituzionale”. Lo ha detto il premier Mario Draghi nella replica al Senato. “Il governo non entra nel merito della discussione. Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo”. Lo dice il premier Mario Draghi nella replica in Aula al Senato sul ddl Zan» (*).

Draghi riconduce la laicità al dibattito parlamentare, ai controlli di costituzionalità ai vari livelli. Il che è vero. E il governo delle leggi è sicuramente una importante conquista politica. Ma è solo una parte della storia.

Si può infatti restringere la laicità dello stato alle procedure? Alla forma? Facciamo un esempio, seguendo il filo del ragionamento di Draghi: un parlamento razzista, un governo razzista, un presidente della repubblica razzista, una corte costituzionale razzista approverebbero, laicamente, leggi razziste. Attenzione però, un governo confessionale, eccetera, eccetera, approverebbe, laicamente, leggi confessionali. E così via.
Attenzione, non finisce qui: perché il discorso vale anche per leggi antiomofobe: un parlamento antiomofobo, approverebbe leggi antiomofobe. Come, ça va sans dire , per un parlamento omofobo.

Riassumendo: la laicità implica valori laici e non il puro e semplice sottoprodotto del rispetto delle procedure. Perché le procedure sono neutrali e politiche al tempo stesso: neutrali perché sono procedure che formalmente valgono per tutti, politiche perché, sostanzialmente, i contenuti delle procedure riflettono le scelte di valore delle maggioranze politiche di turno, maggioranze che possono colonizzare il sistema politico e l’organizzazione statale a ogni livello. Sicché quanto più le maggioranze sono coese, tanto più sostanziano politicamente le leggi secondo le proprie vedute.

Allora quali sono i veri valori laici? Diciamo che il valore laico per eccellenza è quello dell’indipendenza da qualsiasi condizionamento ideologico, religioso, morale, culturale. Il laico prende le distanze da se stesso. E lo stato, che non è un individuo, come può prendere le distanze da se stesso? Come può guardarsi allo specchio come una persona qualsiasi?

Va detto che lo stato, di per sé, una volta istituito, difficilmente prende le distanze da se stesso. Sociologicamente parlando, siamo davanti a un’ istituzione, quindi a un’ entità sociale che sovrasta e controlla i singoli individui, gestita da un preciso gruppo sociale, composto di politici e funzionari, che, magnificando ideologicamente il ruolo dello stato, contribuisce alla conservazione del proprio potere.

Pertanto il segreto della vera laicità è nel ridurre il ruolo dello stato: il che significa legiferare il meno possibile, togliendo di sotto i denti dei legislatori come dei funzionari quel pane, rappresentato dai contenuti più curiosi, vari e crescenti, un pane pesante e indigeribile che moltiplica leggi e funzioni colonizzando la società.

In sintesi: quanto più “l’organo stato” sarà ridotto nelle sue funzioni tanto meno potrà interferire nella vita dei singoli. I quali, in questo modo, saranno liberi di decidere secondo la coscienza individuale, perciò in modo indipendente, pur nei limiti della natura umana, da qualsiasi condizionamento ideologico, e in primis dalla cosiddetta “eticità” di cui lo stato tende sempre a farsi portatore.

Una laicità che Mario Draghi, come detto, riconduce invece alle procedure. Di qui la sua ipocrisia… Perché, un uomo del suo livello culturale, non può ignorare il senso e il significato, qui spiegato, della laicità, della vera laicità. Diremmo della laicità cognitiva.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https: //www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/06/22/omofobia-il-vaticano-contro-il-ddl-zan-viola-il-concordato-_8baf97c8-2272-40c8-b1c8-0a305c54b8e3.html