Il balilla ecologista

Il ballila chi era? Durante il fascismo un ragazzo tra gli otto e i quattordici anni inquadrato in una formazione di tipo paramilitare. Lo stesso accadeva in Russia e nella Germania nazionalsocialista, ovviamente con denominazioni diverse.

Per lo stato totalitario l’inquadramento dei bambini, degli adolescenti, dei giovani, era necessario. Si trattava di formare le future generazioni di cittadini e di quadri dirigenti del partito secondo l’ideologia unica dominante.

Siamo davanti al lato moderno del totalitarismo. Per quale ragione moderno? Perché basato sull’idea, moderna, non balzana se applicata in modiche quantità, che risale alla filosofia sensista e illuminista, che attraverso l’istruzione e l’educazione si può determinare il cambio o mutazione della mentalità culturale. Sicché – ecco l’assioma pedagogico – più si è giovani, più si è plasmabili.

Il fascismo e il comunismo sono caduti, però l’idea dell’individuo modellabile come cera non è scomparsa. Anzi, unita a un altro mito tipicamente moderno, del giovane come fattore di progresso (quindi opposto all’uomo adulto come fattore di conservazione), la tesi che “i giovani possono cambiare il mondo” rappresenta il leitmotiv della società attuale.

Si prenda la questione del cosiddetto cambiamento climatico. Quale argomento migliore per mettere nell’angolo chiunque osi avanzare qualche dubbio? Come si può non costruire un mondo migliore per i giovani di oggi che saranno gli adulti di domani? Come si può impedire ai giovani di contestare gli adulti, su un tema come quello del cambiamento climatico, dal momento che il futuro è loro?

Di qui, l’ascesa alla statura di “personaggio pubblico” di giovanissimi leader come Greta ad esempio, ora diciottenne. Figure, che come un tempo i balilla denunciavano il genitore che non denunciava un antifascista, oggi accusano senza mezzi termini il padre che snobba la differenziata.

Può apparire una battuta. In realtà lo spazio accordato dai mass media ai balilla verdi è enorme. Come del resto l’attenzione dei politici verso il fenomeno dell’ecologismo giovanile.

La politica, crede di riuscire a contenere il fenomeno, nascondendosi dietro la solita retorica dei buoni sentimenti verso i figli che inevitabilmente “vedono più lontano dei padri”. In realtà, si ignora la portata antisistemica di un sistema scolastico che inculca nei bambini valori antiliberali e anticapitalisti.

Non si ignori infatti che l’ecologismo non è altro che il proseguimento con altri mezzi della lotta contro la libertà economica, condotta in passato da movimenti politici come il fascismo e il comunismo. Libertà economica, tuttora liquidata in molti manuali di scienze naturali e ambientali come libertà di inquinare.

Il balilla verde di oggi potrebbe essere il fascista o il comunista di domani. O comunque sia il membro di qualche nuovo partito unico ecologista a sfondo teologico-politico

Esageriamo? Perché crescendo, come alcuni ritengono, si cambia, si matura, non si vedono più le cose in bianco e nero? Quindi la cera non è così plasmabile?

Può darsi. Però l’opprimente clima, sanitarista-ecologista, che oggi si respira, non promette nulla di buono.

Carlo Gambescia