Si dia una scorsa a ciò che sta accadendo nel mondo a proposito delle vaccinazioni. Indonesia a parte, dove sono previste sanzioni, ovunque, dalla Russia alla Cina, è tutto un fiorire di iniziative per spingere le persone a vaccinarsi: buoni sconto, precedenza nei locali pubblici, possibilità di tornare a viaggiare e muoversi eccetera, eccetera (*).
Qualcosa non torna. In linea generale, vaccinarsi non è ancora obbligatorio, però si fa in modo di persuadere le persone che in fondo conviene.
Come si ripete, cinguettando, anche in Italia, il vaccinato potrà tornare a una vita normale. Anzi, come si aggiunge con tono paterno, lo potremo tutti, perché la vaccinazione di massa permetterà di conseguire “finalmente” la famigerata “immunità di gregge”.
Però, ecco il punto, cioè quello che non torna: quando i giornalisti domandano a virologi e politici se la vaccinazione andrà ripetuta di anno in anno; se il vaccinato può essere portatore sano o meno; se comunque sarà bene farsi ogni tanto un tampone, gli intervistati balbettano oppure entrano in contrasto gli uni con gli altri. Diciamo pure che l’incertezza sembra regnare sovrana anche sulla bontà del vaccino stesso. La nostra impressione – impressione, per carità – è che si punti su una specie di effetto placebo collettivo.
Il che spiega, per ora, la mano leggera, per così dire, dei governi: si incrociano le dita e piuttosto che obbligare si tenta di convincere i cittadini promettendo i bonus e il radioso ritorno alle libertà precedenti.
Il lettore vuole sapere, chiaro e tondo, ciò che pensiamo al riguardo? Che tecnici e politici brancolano nel buio. Che sanno poco o punto circa gli effetti curativi del vaccino. Di qui la mano leggera, anche per evitare l’effetto boomerang se l’efficacia del vaccino dovesse rivelarsi nulla o quasi… Cosa che – e non serve la sfera di vetro -. si potrà verificare, come da sempre accade per le influenze annuali, solo in autunno inoltrato. Di qui la necessità di guadagnare tempo, mitigando e ammonendo.
Ovviamente, nel caso di un flop, già sospettiamo quali potrebbero essere le eventuali riposte di politici e tecnici: che di richiami ne servivano almeno altri tre, se non quattro; che le imprese farmaceutiche non hanno mantenuto la parola; che qualcuno nel governo “ha tradito”, eccetera, eccetera.
Come si può capire, quanto più si punta sul vaccino, e non su un ritorno alla normalità a prescindere, tanto più la situazione si complica e i tempi di ritorno a una vita libera e normale rischiano di allungarsi.
Purtroppo, come abbiamo più volte scritto, la funzione sviluppa l’organo. Per capirsi: la “funzione” lotta al virus ha sviluppato una rete organizzativa intorno alla “funzione” stessa. Una vera e proprio ragnatela burocratica che si è trasformata, come ben prova la situazione italiana, in un gigantesco “organo sociale”, (governo, pubblica amministrazione, commissioni tecniche, forze di polizia e armate) che vive, e bene, dell’ epidemia “funzione”.
Una rete, intorno alla quale, cosa da non dimenticare, girano interessi economici enormi, in particolare dell’oligopolio costituito dalle grandi imprese farmaceutiche, un sistema, apparentemente gigantesco, ben lontano dalle regole dell’economia di mercato, che però, come abbiamo già osservato, non riesce, per così dire, a deglutire il “boccone troppo grosso”, degli almeno quattordici miliardi di dosi. Di qui gli inevitabili ritardi nelle consegne, resi più gravi dalle burocrazie-funzione nazionali, eccetera, eccetera.
Insomma, un vero groviglio politico-sociale che difficilmente si potrà sciogliere a colpi di bonus e di buoni sentimenti. E soprattutto di balbettii.
Carlo Gambescia
(*) Si legga qui: https://www.agi.it/estero/news/2021-05-07/vaccino-covid-incentivi-per-convincere-scettici-12447658/
(**) Si veda il nostro Metapolitica del Coronavirus. Un diario pubblico, Edizioni Il Foglio 2021, pp. 139-140.