Stati Uniti, un impero acefalo

Sui gravissimi sviluppi della crisi ucraina, l’Europa non è vittima di alcuna trappola tesa da Biden.

Sempre che non si voglia ridurre l’analisi politica a pura esercitazione complottista.

L’Europa, eventualmente, è vittima della sua stessa debolezza politica, tipica di un antico impero in disarmo, che pur cedendo al nemico più forte, pretende, per salvare la faccia, che il tributo pagato al “barbaro”, sia dipinto come un dono…

Assai diverso invece il caso degli Stati Uniti. Cosa nota a chiunque conosca la storia della politica estera e della cultura americane. Quindi l’approccio analitico per capire le reazioni Usa non può che essere strutturale.Pettegolezzi e complotti non meritano alcuna attenzione.

Storicamente parlando, gli Stati Uniti hanno perseguito il massimo della sforzo egemonico, durante e dopo la seconda guerra mondiale, rispondendo, prima alla sfida dell’Asse e poi alla sfida sovietica, nel contesto di un gioco di azione e reazione: quindi non sempre in modo convinto, con riluttanza fino all’ultimo momento, sospinti dagli eventi.

Dopo di che gli Stati Uniti, soprattutto nelle due fasi della disorganizzazione e riorganizzazione russa, hanno inanellato una serie di insuccessi (incluse le due guerre “vittoriose” del Golfo) frutto di una titubanza costitutiva, incapacitante, o se si preferisce inadeguata allo svolgimento di un ruolo imperiale che abbraccia – semplificando il concetto – la guerra come il dopoguerra.

Non pochi analisti hanno parlato negli ultimi trent’anni di un Impero controvoglia, riluttante, ravvisandone le cause nella cultura morale delle tradizioni autarchico-isolazioniste e democratico-illuministe americane.

Tradizioni culturali che ricoprono ideologicamente l’interno scenario politico americano, dalla destra repubblicana alla sinistra democratica ( o liberal come si dice negli Usa).

L’unica eccezione, che però non fa regola politica, fu rappresentata dall’intervento Nato nel 1995 contro la Serbia, imposto da Clinton agli alleati europei. Per il resto, come scritto, non si può assolutamente parlare di una politica imperiale né imperialistica in senso storico e sociologico.

Non perché gli Stati Uniti siano privi delle necessarie risorse militari ed economiche per attuarla (come invece nel caso europeo), ma più semplicemente perché mancano di una volontà imperiale.

Come è stato scritto, altra cosa è la ricerca di un predominio soft, culturale, economico, sociale. Che, per così dire, resta agli atti, come prova certo americanismo diffuso, per alcuni addirittura trionfante, che abbraccia però solo i modi di vita, i consumi insomma.

Cosa, quest’ultima, che può piacere o meno, ma che non ha alcuna relazione con la volontà imperiale, politica e militare: quel potere hard, che ha sempre innervato i più potenti imperi della storia, perfetta combinazione di forza e volontà.

Perciò la questione è un’altra. Nessun complotto ai danni dell’Europa, ma più semplicemente scarsa o nulla volontà di battersi, per ribadire egemonicamente, con le armi in pugno, il proprio potere imperiale.

Di qui l’evidente ma scontata e ricorrente contraddizione, vivissima nell’ establishment Usa, e che disorienta gli alleati, tra il nominale linguaggio dei diritti violati e la reale assenza di reazioni politico-militari, o comunque sia, quando registrate, sempre a singhiozzo.

Una contraddizione che ha toccato il culmine, in termini di insulsaggine politica, fino a sfiorare il ridicolo, questa notte, dopo l’attacco russo. Al bombardamento dell’aeroporto di Kiev e di altre basi strategiche ucraine, Biden ha risposto evocando nuovamente le sanzioni economiche.

Un atteggiamento impolitico che rivela un vero e proprio stato d’impotenza, prima che imperiale, psicologica e culturale. Una disastrosa condizione mentale. O forse anche peggio. Perché qui non si tratta di pacifismo o di doppio gioco, ma, ripetiamo, del rifiuto, quasi precognitivo, di esercitare un ruolo imperiale.

Altro che le trappole di Washington… Siamo invece dinanzi a un impero riluttante, strutturalmente riluttante.

Un gigante economico che naviga a vista, e che purtroppo ogni volta rivela di essere ciò che realmente è: un impero acefalo.

Carlo Gambescia