Draghi riuscirà? Non riuscirà? Il punto non è questo. La vera domanda, se la pone oggi Alessandro Sallusti sul “Giornale”. Rispondendo però in modo sbagliato, perché Mario Draghi non è un liberale. E neppure la sua linea.
Per essere definito tale le sue idee politiche, ammesso che ne abbia, dovrebbero discostarsi da quelle di Conte, che liberale non è. Inoltre, un liberale, ammesso e non concesso che l’ex presidente della Bce riesca a formare un governo, dovrebbe esprimere una maggioranza liberale, che al momento in Italia non esiste.
Inoltre, un governo liberale dovrebbe imporsi di governare il meno possibile. Sul punto Draghi, che ha costruito la sua carriera alla Bce sul bazooka delle iniezioni monetarie a gogò, non offre alcuna garanzia. Non è un amico del laissez faire, a cominciare da quello monetario. Del resto, stando alle parole pronunciate dopo il conferimento dell’incarico, Draghi di tutto ha parlato, eccetto che delle pietose condizioni in cui ristagnano le libertà politiche e civili, dopo quasi tre anni di Governo Conte.
Libertà che andrebbero immediatamente restaurate (per usare un linguaggio alto). E invece Draghi ha insistito sulla necessità dello stato di emergenza e della campagna vaccinale. Del resto Draghi è il candidato preferito di Mattarella, grande patrocinatore dell’ideologia epidemista.
Purtroppo, in Italia la confusione in campo liberale, diciamo “campicello”, è tale che un altissimo funzionario pubblico, passato per la Banca d’Italia e la Banca Centrale europea, viene scambiato per liberale. Nella migliore delle ipotesi Draghi può essere definito un monetarista di sinistra, perciò favorevole al sostegno della liquidità, attraverso l’ uso degli strumenti creditizi e fiscali, e non contrario, almeno in linea di principio, come del resto è tradizione della Banca d’Italia, alla politica dei redditi: una politica di concertazione sociale che sottrae la mercato la determinazione dei prezzi dei fattori economici, in primis lavoro e capitale. Altro che libero mercato…
Non sappiamo quindi, né in fondo ci interessa (anzi il momentaneo stallo governativo può impedire a Conte e maggioranza giallo-rossa di fare altri danni), se Draghi riuscirà o meno nel tentativo. Di una cosa invece siamo sicuri, Draghi non è un liberale. Sallusti, se in buona fede, ha preso un grosso granchio.
Carlo Gambescia