Autorete, il mandato di arresto per Putin

Un’autorete. Non conosciamo altro termine. Parliamo del mandato di arresto della Corte penale internazionale emesso contro il presidente russo Vladimir Putin, perché giudicato “responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia” (*).

In questo modo si rischia di fare il gioco di coloro che sono dalla parte di Putin. A cominciare dal popolo russo, che, rabbiosamente nazionalista, si stringerà intorno all’autocrate. E di seguito, rosso-bruni, universo pacifista filorusso, anti-occidentalisti, anticapitalisti, antiliberali, eccetera, eccetera.

Tra i non pochi argomenti, diciamo sociologici, contro la decisione della Corte penale internazionale (da non confondere con la Corte internazionale di giustizia, sempre con sede all’Aja), che potranno essere usati dai putiniani, anche all’estero, ne ricordiamo solo due.

Il primo: Stati Uniti, Russia, Cina e Ucraina hanno firmato ma non ratificato il trattato istitutivo (Statuto di Roma). Per inciso, l’Italia invece sì. Il che – firme senza ratifica – per dirla alla buona favorisce il “buttarla in caciara”.

Il secondo: il presidente e il procuratore in carica, sono rispettivamente un polacco e un britannico. Si possono considerare credibili sotto il profilo della neutralità affettiva? Crediamo di no. Altra “caciara” alle viste.

Inciso, per i non romani: buttare in caciara significa far smarrire in una discussione il filo delle questioni fondamentali. Fare in modo, cavillando in punta di diritto e di ideologia, che il buono non appaia più buono e il cattivo, cattivo. La famigerata notte hegeliana delle indistinguibili vacche nere.

Sappiamo benissimo che esiste una scuola di pensiero, nobilissima nei propositi, che risale ai migliori padri dell’Illuminismo, che si batte per un ordine internazionale pacifico, basato sul rispetto della sovranità degli stati e dell’antico diritto delle genti. Un ordinamento che si affida all’uso di una ragione naturale, condivisa, si dice, da tutti i popoli.

Ovviamente deportare bambini di un paese invaso in modo proditorio è l’esatto contrario di ciò che impone la naturalis ratio (per parlare difficile), cioè la naturale capacità di ragionamento delle persone, che non dipende dal colore della pelle o dalla lingua, alla base dell’ordinamento internazionale.

Pertanto è difficile negare il fatto che Putin e coloro che lo aiutano violino barbaramente il diritto delle genti. Difficile negare, si badi bene, solo per chi ritenga che l’uso della ragione debba avere sempre la meglio sull’uso della forza. Però come far capire la cosa a chi alla ragione preferisce la forza come la Russia? Usando una forza superiore. Ed è quello che l’Occidente euro-americano non sta facendo. O se lo fa, lo fa timidamente, molto timidamente.

Sicché nell’attesa che i russi facciano marcia indietro da soli, invece delle armi vere si usano le armi morali, magari con risvolti penali. Tra le quali c’è l’uso del mandato internazionale di arresto contro Putin. Però cosa ha risposto Medvedev, il braccio destro di Putin? “Che è solo carta igienica”.

Capito? Con certa “gente” le sanzioni morali e (semplificando) lo stato di diritto non funzionano. I processi, per quanto possa apparire inelegante la mancanza di magnanimità, si fanno ai nemici sconfitti e in catene. Meglio ancora se in gabbia come animali feroci. I giudici, senza i carabinieri, non vanno da nessuna parte.

Inoltre, cosa fondamentale, minacciare o anticipare i processi, prima ancora di aver sconfitto il nemico sul campo, o peggio ancora senza una chiara volontà di batterlo, facilita ciò che abbiamo chiamato “caciara”: un polverone che rischia di favorire il nemico, perché può atteggiarsi a perseguitato.

Sappiamo benissimo di dire cose non proprio kantiane, pensatore che comunque apprezziamo. Tuttavia mai dimenticare cosa insegna il buon Machiavelli:

“Per il che si ha a notare che gli uomini si debbano o vezzeggiare o spegnere; perché si vendicano delle leggieri offese, delle gravi non possono: sì che l’offesa che si fa all’uomo debba essere in modo che la non tema la vendetta” (**).

Compreso? Putin va prima spento, poi processato.

Detto altrimenti, visto che abbiamo parlato di autorete, perché non citare anche Giovanni Trapattoni, a modo suo saggio filosofo? “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/03/17/cpi-putin-criminale-di-guerra-per-deportazione-di-bambini_50491bcc-2487-47d8-877e-4e711777d518.html .
(**) Niccolò Machiavelli, Il Principe, in Idem, Tutte le opere, a cura di Mario Martelli, Sansoni Editore 1971, pp. 257-298. Citazione a pagina 259 (“3. De principatibus mixtis”).